Caso Vesuvio: una bomba ad orologeria…
Considerato dagli esperti uno dei vulcani più pericolosi al mondo,il Vesuvio potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro.
Le conseguenze, inenarrabili.
In una delle cornici più suggestive, a strapiombo sul golfo di Napoli, è situato uno dei vulcani più temuti al mondo.
Contraddistinto per il suo stile eruttivo ed esplosivo,il Vesuvio è conosciuto soprattutto per aver raso al suolo due città come Pompei ed Ercolano nel lontano agosto del 79 d.c.
Attraverso le ultime memorie di Plinio il Vecchio - tramandate al nipote, Plinio il Giovane - è stato possibile rivivere gli attimi che hanno preceduto la fine di intere popolazioni.
Nel corso degli anni, si sono avvicendate diverse teorie,ma tutte concordano su un aspetto : il Vesuvio tornerà ad eruttare, ed allora non ci sarà scampo. Gli studiosi sentenziano : “O si mette in atto una piano di evacuazione totale, oppure si rischia un’ecatombe, un deserto in tutta l’area campana…”.
I vulcanologi prevedono che la ripresa del Vesuvio avverrà con un’eruzione esplosiva ,tanto più violenta quanto più lungo sarà il periodo di quiescenza. Ma c’è dell’altro…
Non è soltanto il Vesuvio a creare allarme tra gli addetti ai lavori, ma soprattutto l’area esposta a Nord-Est e cioè il cratere dei Campi Flegrei.
Lì, la prova dell’esistenza in vita di una falda attiva è la Solfatara, considerata dagli antichi dimora del Dio Vulcano ed ingresso agli inferi. E’ la più grande delle caldere dell’area: creatasi nel XVII secolo, era tappa obbligata per i figli dell’aristocrazia europea durante il lungo viaggio di formazione nel vecchio continente.
Punto di forte interesse economico, la Solfatara era ben conosciuta ed apprezzata grazie alla presenza di preziosi minerali e di acque ricche di zolfo.
Secondo diversi vulcanologi, persiste il rischio di un’imminente eruzione.
Una grande sacca di magma, ad una profondità di 5 chilometri tra Vesuvio e Campi Flegrei, potrebbe risalire in superficie dando luogo ad una devastante eruzione.
Nell’ultimo decennio il suolo si sarebbe sollevato di 20 – 30 centimetri, dando luogo al famoso “bradisismo flegreo”.
“Siamo su una bomba ad orologeria…” . Lo afferma da tempo, quasi inascoltato, Giuseppe Mastrolorenzo , uno dei più esperti geologi italiani.
Non è l’unico. A confermare la sua tesi, il collega americano Flavio Dobran , ricercatore della New York University, già ingegnere fluidodinamico, specializzato in vulcanologia.
“Una colonna di gas e lapilli si innalzerà per 200 metri sopra il cratere . Valanghe di fuoco rotoleranno ad una velocità di 100 metri al secondo con una temperatura di 100 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di 7 kilometri ed uccidendo un milione di esseri umani in meno di 15 minuti”, afferma l’esperto statunitense.
Non previsioni, ma frutto di studi approfonditi.
Dati catastrofici, considerato che attualmente il Vesuvio è circondato da centri abitati che ospitano oltre 3 milioni di persone.
Ottaviano, Somma Vesuviana, Boscoreale, Torre del Greco, Ercolano e Torre Annunziata: queste solo alcune delle città situate ai piedi dello “Sterminator Vesevo”, così denominato da Giacomo Leopardi ne “La Ginestra”.
I media, purtroppo, non stanno fornendo un’informazione realistica del rischio nell’area vesuviana e il cosiddetto “piano di evacuazione” è inaffidabile, primo per il numero sempre più esteso di abitanti in zone a forte rischio, secondo perché non prevede informazioni precise sui luoghi in cui dovrebbero confluire le popolazioni evacuate.
A monitorare costantemente l’andamento del Vesuvio, non è più l’Osservatorio Vesuviano, bensì l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con sede a Roma.
I cittadini napoletani intanto , si affidano alla fortuna ed al santo patrono San Gennaro, che già nella notte del 16 dicembre del 1631 riuscì, secondo le credenze popolari, a fermare quel vulcano impazzito che provocò la morte di oltre 4000 persone.
Da allora il Vesuvio dorme, ma chissà ancora per quanto…